sabato, Novembre 23

Ecco cosa succede se mangi tonno in scatola tutti i giorni

Il concetto di conservazione degli alimenti è stato fin dall’antichità un argomento decisivo per l’idea stessa della civiltà, e non è un caso che con il progresso tecnologico sempre più diversificato e dalla possibilità di “inscatolare” il cibo, alcuni alimenti notoriamente facilmente deperibili come i prodotti ittici (come il pesce) sono divenuti maggiormente comuni e diffusi anche in zone del mondo notoriamente non legate al cibo proveniente da fonti d’acqua. Il tonno in scatola è numericamente parlando una delle forme più diffuse di cibo in scatola, ma cosa succede se si mangia tutti i giorni?

Ecco cosa succede se mangi tonno in scatola tutti i giorni

Nel corso degli anni, in particolare con Internet, molti nutrizionisti o presunti tali non hanno gettato una buona nomea sul tonno in scatola, a partire dal processo di inscatolamento fino alla presenza delle sostanze oltre al tonno in senso lato. Infatti per rendere la carne ittica consumabile anche a lungo, il processo che porta a formare la scatoletta di tonno prevede l’immissione di una soluzione salina al quale sono aggiunti anche altri conservanti, eventualmente. Il tonno poi trovandosi abbastanza in alto nella catena alimentare tende a soffrire del problema legato al metilmercurio, ossia la forma di metallo pesante naturalmente presente in altre forme di vita marine, che attraverso il processo di derivazione che parte dai batteri e il plancton e che termina proprio nel tonno, tende a trasmettersi. Il metilmercurio è tossico, anche se l’organismo umano riesce a tollerarne una minima quantità.

Tuttavia il tonno non è tossico, ma non va consumato tutti i giorni, in primis per la presenza di sodio, che è estremamente difficile da gestire per il nostro organismo, provocando o peggiorando l’iptertensione, con tutti i problemi che ne conseguono.

Il tonno va “bene” se consumato 1-2 volte a settimana anche se chi soffre di ipertensione oppure le personalità sensibili come le donne incinte, che sono particolarmente vulnerabili al metilmercurio, dovrebbero evitarne il consumo.

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