Un attacco di cuore, meglio conosciuto come infarto del miocardio, si verifica nel momento in cui si blocca il flusso di sangue che è diretto ad una parte del muscolo cardiaco: se il flusso sanguigno non viene ripristinato in breve termine, la sezione del cuore interessata risulta danneggiata da una mancanza di ossigeno e comincia, così, a morire.
Gli infarti sono, purtroppo, la principale causa di morte nei Paesi occidentali, ma oggi ci sono degli approcci terapeutici che sono in grado di salvare le vite umane e prevenire le disabilità che ne derivano: il trattamento è decisamente più efficace se viene iniziato entro un’ora dall’inizio dell’insorgenza dei sintomi.
Gli attacchi cardiaci si verificano maggiormente a causa dell’aterosclerosi: diverso materiale lipidico (chiamato grasso) si accumula nel corso degli anni lungo tutte le pareti interne delle arterie coronariche fino a formare, così, una vera e propria placca aterosclerotica.
Con il tempo, poi, parte di questa placca può rompersi, causando un cumulo di sangue che si forma sulla superficie della placca stessa. Se questo coagulo diventa troppo grande può arrivare a bloccare in parte o totalmente il flusso di sangue ricco di ossigeno ovvero verso quella parte del muscolo cardiaco che è alimentata dall’arteria.
Ma quali sono i sintomi più pericolosi?
Innanzitutto c’è spesso la presenza di un fastidio al torace (in forma di pressione o dolore), fiato corto, disagio nella parte superiore del corpo (che può colpire le braccia, spalle, il collo e anche la schiena) o ancora presenza di nausea, vomito, vertigini e aumento della sudorazione.
Nelle donne però, a differenza degli uomini, ci sono dei sintomi che si verificano con più facilità quali mancanza di respiro, nausea e vomito e dolore alla schiena o alla mascella. Se pensate che potreste avere un attacco di cuore la prima cosa da fare è chiamare il numero unico delle emergenze (possibile entro un arco di 5 minuti dall’inizio dei sintomi) ma se essi scompaiono in meno di 5 minuti e bisogna poi chiamare solo il medico curante; poi si deve raggiungere l’ospedale tramite ambulanza.