Sappiamo bene che in questi ultimi anni recenti stiamo assistendo sempre di più a varie e diverse modifiche legislative che hanno cambiato i requisiti e le età di pensionamento. L’esigenza di fondo è quello di risparmiare sulla spesa previdenziale che poi è proprio uno dei capitoli più pesanti per tutto il bilancio pubblico. Stiamo vedendo che la situazione si è particolarmente aggravata negli ultimi tempi per l’andamento demografico, che vede:
da una parte c’è il sempre maggiore invecchiamento della popolazione, che è certamente dovuto all’aumento della vita media (o speranza di vita) e, al tempo stesso, c’è una forte denatalità per cui le giovani generazioni, che pagano i contributi per le pensioni, sono sempre di meno, e, per la crisi dell’occupazione stabile.
A tal proposito vi elenchiamo di seguito quali sono le principali riforme previdenziali recenti:
- la legge Fornero che ha sancito il passaggio in maniera definitiva al sistema contributivo, che ha codificato il meccanismo che lega l’aumento della vita media alla pensione di vecchiaia e che ha eliminato la vecchia pensione di anzianità (cioè quella con 40 anni di contributi a qualsiasi età).
- l’introduzione dell’APE VOLONTARIO ovvero un anticipo pensionistico all’età di 63 anni, con un prestito bancario agevolato e garantito gratuitamente a certe categorie (APE SOCIALE) e della RITA con la possibilità di anticipare la fruizione di quanto è stato versato alla Previdenza complementare.
- Infine c’è Quota 100: ovvero un pensionamento di tipo anticipato che riguarda tutti gli iscritti a INPS che hanno almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi. Tale decreto non è stato però poi rinnovato dopo il periodo sperimentale ma è stato sostituito da Quota 102 lo scorso anno.
Ciò che va comunque ben ricordato è che oggi il sistema prevede che la pensione di vecchiaia, a cui hanno diritto tutti i lavoratori assicurati con la previdenza obbligatoria e che all’età stabilita dalla legge (cioè 67 anni dal 2019 al 2022, ma che aumenterà man mano se aumenta la speranza di vita), abbiano un’anzianità contributiva di almeno un periodo di 20 anni.