Il Canone Rai fa parte dell’economia di tutte le famiglie italiane sin dai tempi del dopoguerra. Con l’avvento della TV è sembrato logico far versare un contributo per lo sviluppo della Radiotelevisione Italiana, definita con l’acronimo RAI. Si tratta, infatti, di un abbonamento annuale di 90 euro suddiviso in dieci rate mensili; esso era stato inserito come voce nelle utenze elettriche nell’anno 2016 dal governo Renzi quando, attraverso la riforma, l’importo era anche stato ridotto da 113 a 90 euro all’anno.
L’obiettivo di questa scelta è quello di contrastare l’evasione fiscale e fu centrato, considerando anche che lo Stato riuscì a incassare 420 milioni in più rispetto all’anno precedente con una riduzione degli evasori dal 36 al 10%. Il pagamento, come detto sopra, è effettuato mediante addebito sulle fatture emesse dalle imprese elettriche in dieci rate mensili che vanno dal mese di gennaio ad ottobre di ogni anno.
Chi può non pagare?
Non devono versare i soldi del canone tutti gli over 75 che hanno un reddito inferiore agli 8.000 euro. Chi non possiede un televisore in casa, pur avendo il contratto con un fornitore di elettricità, deve presentare l’apposita domanda di esenzione.
Ipotesi di abolizione?
La riposta a questa domanda è SI. Durante una diretta Facebook, il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha risposto ad alcune domande di utenti che chiedevano la totale eliminazione del canone Rai. Nell’esecutivo, quindi, si è discusso e si continua a discutere anche di un’eventuale cancellazione della tassa Tv. In questo modo si seguirebbe così il modello di alcuni Paesi d’Europa quali la Svezia, la Spagna, l’Olanda e la Finlandia.
Che perplessità ha la Rai?
Non mancano affatto i dubbi in questo senso che riguardano lo svincolo del canone dalla bolletta dell’elettricità. L’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha però lanciato l’allarme investimenti senza dare alcuna garanzia di avere delle risorse adeguate a loro disposizione.